lunedì 5 marzo 2012

So che questo brano non è coerente con l'obiettivo del mio blog però mi piace, ha un significato per me...


E' assurdo come i tuoi castelli di carta si trasformino in castelli dalle solide basi di cemento per poi essere abbattuti nell'ala di nuova costruzione; nel momento dell'ampliamento, a muro quasi terminato, una bomba esplode nel suo centro provocando l'apertura di una breccia che, per non rendere vulnerabile il resto della fortezza, deve essere riparata in fretta.
Il problema è che per chiudere la breccia bisogna rendere vulnerabile il castello intero sguardendo le mura dai soldati di vedetta; è' necessario che il ponte levatoio venga abbassato e che il cancello venga aperto, per permetttere agli operai di entrare e di trasportare dentro i materiali, poi però, qunado al tramonto il ponte si risolleva e si chiude il cancello, che la breccia sia chiusa o meno, gli operai ormai fanno parte della cittadinaza del castello, e i blocchi di pietra verranno sistemati e faranno parte della cinta muraria fino al prossimo terremoto.
Con i blocchi nuovi le mura di cinta saranno più solide e sicure, ma, non per questo non crolleranno a causa di un terremoto o di un nemico particolarmente insidioso, perchè, dopo un certo periodo d'assedio, l'olio bollente da gettare dalle mura finirà, i cancelli finiranno per cedere agli arieti e si apriranno nuove brecce nel muro; e allora tutti i cittadini si daranno da fare per limitare i danni e per cominciare  a ricostruire nuovamente la cinta, le porte, l'orgoglio e il coraggio...

martedì 21 febbraio 2012

arretrati

Una pausa, ho bisogno di una pausa dallo studio, dalla musica, dalla famiglia, dagli amici, da tutto insomma, quindi sfrutto il tempo per smaltire un po' di arretrati.
(4-1-2012, campo dell'oratorio in provincia di Bergamo)
Montagne immense si alzano al mio fianco, coperte da distese di neve fin quando l'ambiente rende impossibile la vita, se non al muschio che cresce sugli speroni rocciosi sferzati dal vento, quasi come a sfidarlo ad una lotta senza mai un vero vincitore. La dama bianca si è ibernata e il suo mantello si è congelato ovunque, creando uno strato scivoloso che non aspetta altro che tu metta un piede in fallo, per farti crollare con un semplice trucchetto degno della sua perfida bellezza. I pini si stagliano sopra di me quasi a voler combattere con le montagne, quasi con presunzione per ottenere il centro della scena; la loro chioma sempre verde ha bloccato la neve creando sul terreno, disegnato dalle loro radici, storie inventate e intricate, di amore e odio, di passione e repulsione, in cui gli attori principali sono il ghiaccio bianco, gli aghi marroni e le radici cortecciose, coperte di verde muschio e bianchi funghi. Una cascatella ghiacciata sembra invitarti a sfidarla per scoprire cosa nasconde oltre quegli aghuzzi pezzi di ghiaccio opaco; le piante lottano per restare attaccate alla vita, con un filo sottile e cercano di diffondere, nella solitudine più totale, il loro semplice, invadente e delicato profumo cercando, quasi invano, di sovrastare quello deciso e delicato, particolare e indistinguibile della neve gelata, che cerca di prendere possesso anche del tuo olfatto oltre che della tua vista. Le orecchie sono invece sopraffatte da rumori semplici che, unendosi, si trasformano in una meravigliosa melodia, lo scroscio dell'acqua, costante, delicato, che non cerca di espandere la sua influenza, lo sfruscio del vento che agita i pini e li fa abbracciare teneramente uno all'altro, o respingere con enorme ribrezzo, il rumore del mio respiro e dei miei piedi che sprofondano nella neve ghiacciata, ma non abbastanza da sopposrtare il mio peso.
Un senso incredibile di calma, tranquillità e pacatezza si diffonodono, trasmettendo felicità e voglia di restare lì per tutta la vita, poi, siccome è inverno, presto viene buio, e tornando all'albergo penso che non mi dispiacerebbe trasportare il mio sacco a pelo in una tenda nel bosco, piuttosto che in quella camera apatica...

giovedì 22 dicembre 2011

Nevica...

                                                                                                           scritto il 16-12 (mentre nevicava)



Esco da scuola, guardo verso le mie montagne e vedo le nuvole basse e nevose che avvolgono tutto; salgo sul pulman e in pochi km salgo di 200 metri d'altitudine, la pioggia autunnale si trasforma lentamente in acqua mista a neve; scendo dal pulman, salgo in macchina per gli ultimi quattro km di viaggio, e per gli ultimi 200 metri di quota e l'acqua mista a neve si trasforma gradualmente in neve asciutta e leggera che sta ricoprendo tutto di bianco. In un paio d'ore la "dama bianca", come la chiama mio nonno, ha guadagnato prepotentemente i centro del palco scenico, e il suo profumo, il suo candore e la lua luminosità pervadono ogni cosa; rende tutto più ovattato, i problemi sono più distanti, il tempo scorre più lentamente, tutto si protende verso di lei che riflette ogni cosa, i presepi sparsi per il paese, allestiti su tavoli di fortuna, nelle vasce delle fontane chiuse, prendono quasi vita...anche quel pino spelacchiato, a causa della brusca caduta, che hanno messo nella piazza prende vita, grazie alle luci che creano giochi incredibili insieme alla neve.
La dama sta riportando quell' atmosfera che si riesce a percepire solo da bambini, quando alla vista di quei fiocchi bianchi gli occhi brillano, quando dopo il presepe vivente, la notte della Vigilia, la prima cosa da fare una volta rientrati, era portare il Gesù bambino nel presepe sul davanzale della finestra, quando spalare la neve, dopo ore che cadeva, non era faticoso perchè non la si spalava ma ce la si tirava addosso a palate tornando a casa fradici e raffreddati, ma felici.
E invece ora sono qui, accoccolata sotto una coperta, sul davanzale di una finestra di fronte al camino scoppiettante, di cui percepisco il calore e l'odore, in netto contrasto con il gelo che proviene del vetro della finestra e annuso la tazza calda che stringo tra le mani; ebbene in questo momento penso di tornare bambina e di aver la libertà di costruire igloo, pupazzi di neve, di giocare spensierata senza preoccupazioni nè  di avere la possibilità di ricevere delusioni, ecco che in quel momento percepisco l'atmosfera natalizia, l'aria di attesa, di felicità che solo i bambini, con rare eccezioni, sanno provare e trasmettere. Allora mi immagino i bucaneve che presto cresceranno nei prati, mi tornano in mente il sapore, l'odore e il gusto delle primule che, assetate di vita, lotteranno contro il ghiaccio che le sovrasta e lo scioglieranno, solo per farsi vedere, per farsi annusare, suonare e mangiare.
E sperando che, quando il ghiaccio si scioglierà, si porti via tutta l'infelicità, torno bruscamente alla realtà risvegliata dall'odore dei biscotti, quasi bruiciati, che ho dimenticato nel forno e richiamata dalla responsabilità di preparare una nuova giornata da affrontare.

giovedì 1 dicembre 2011

odore e rumore di felicità...

prima di descrivere il mio personale odore di felicità devo fare una premessa, faccio l'animatrice in un oratorio e in questo periodo l'impegno è tutti i sabati pomeriggi dopo scuola e, siccome non ho la possibilità di andare a casa non vivendo nello stesso paese del centro giovanile, quando esco da scuola vado direttamente lì.
Appena dentro quella struttura, che a vedersi non sembrerebbe portatrice di felicità, a parte il confortevole calore dei termosifoni accesi che, visti i pochi gradi di temperatura esterna, ti fa sentire a casa, mi sento sola e minuscola, in un luogo in cui ogni mio movimento è ingigantito dal rimbombo sulle pareti, ogni mio respiro mi torna alle orecchie amplificato, e devo ammettere che, dopo un paio d'ore, ne ho abbastanza del silenzio più totale...ma, fortunatamente, iniziano ad arrivare i bambini e gli altri animatori,con cui c'è tempo solo per un "ciao" veloce perchè i bambini, pur essendo pochissimi rispetto all'estate, richiedono la nostra completa attenzione e dedizione. In pochi minuti l'oratorio si riempie di grida, risate e musica che, per quanto a volte provochino un gran mal di testa, ti ricordano la bellezza dell'essere bambini, del non pensare ad altro che  a divertirsi e a far impazzire gli animatori(che secondo me è un loro subdolo obiettivo)....allora l'oratorio si riepie dell'odore, che, ai più, può risultare sgradevole dei bambini sudati per le corse, delle torte infornate dal laboratorio di cucina, delle tempere usate dal laboratorio creativo, del profumo delle bambine che ti abbracciano, degli animatori che, sfiniti come te, hanno ancora la forza di abbracciarti e sorriderti per rassicurarti su ogni cosa....e, quando, alla fine del pomeriggio, ci trovaiamo attorno al nostro tavolone della segreteria, ognuno al suo consueto posto, per mettere nero su bianco la giornata e i bambini non ci sono più, la calma si è ristabilita, come dopo un uragano, lasciando attorno a sè caos e disordine, allora capisci che quel rumore, quel caos, che prima ti avevano un po' irritato, in realtà sono il rumore e l'odore della felicità; sono l'unica cosa che conta, perchè non importa quanto siamo stanchi noi, quanto abbiamo lavorato, cosa abbiamo fatto, importa solo che, quando tutti i bambini se ne vanno, e cala di nuovo il silenzio, appare in noi come un velo di malinconia, che ci fa pensare, e capire quel è la vera miniera d'oro della nostra settimana, non la serata con gli amici, non la scuola, non il sonno, ma il pomerigio passato con quei mocciosi urlanti che, per quanto ti prosciughino di energie, ti fanno sentire bene solo grazie a un sorriso...e allora quando le luci dell'oratorio si spengono e  tutti ci salutiamo per tornare alle nostre monotone vite da studenti, iniziamo già ad aspettare che arrivi di nuovo il sabato, per sentire di nuovo quell'odore e quel rumore che, per quanto possano essere sgradevoli, sanno di felicità, amicizia e sicurezza...

sabato 5 novembre 2011

...piove, piove...

Piove, piove, la gatta non si muove...è proprio vero, sono seduta di fronte al caminetto crepitante, osservo le fiamme ce si rincorrono su verso la canna fumaria, circondata dal profumo inebriante del the ai frutti di bosco; ogni tanto guardo fuori dalla finestra e vedo il cane dei miei vicini che osserva sconsolato le gocce che si scontrano contro il vetro della sua finestra che lui fa appannare ritmicamente.Uscendo di casa sento il meraviglioso odore della pioggia che non molti metri più in alto si sta trasformando in bianco nevischio, e che aleggiava nell'aria da giorni in attesa di scatenarsi; mentre corro per il cortile tenendo una borsa piena di legna e cercando di schivare le gocce che ininterrottamente cadono dal cielo, mi rendo conto che l'unico modo per assaporare davvero la pioggia agognata da mesi è quello di camminare con calma, di assaporare ed odorare ogni singola molecola che compone l'aria, quindi prendo un impermeabile, mi tiro su il cappuccio e inizio a vagabondare senza meta in giro per i boschi con gli alberi che si stanno spogliando anche grazie al peso della pioggia e con gli animali che corrono cercando un rifugio e chiamandosi a vicenda, è una cosa meravigliosa, rilassante, e fa amare veramente quello che si trova intorno a me...sentire l'odore della pioggia, a sentire il suo rumore, trovo sia una delle cose più belle e speciali del mondo...

martedì 25 ottobre 2011

ego mei mihi me me

Cosa dire? Sono una ragazza che vive in un piccolo paese dove tutti sanno tutto di tutti, dove tutti sono amici e parenti; dove i ritmi sono blandi e lenti dove per muoversi bastano i propri piedi, dove al parco si va a studiare e dove la domenica pomeriggio ci si trova tutti a parlare o giocare.Sono una persona convinta della possibilità di vivere in modo ecosostenibile, amo cucinare, mi prendo cura dei miei fiori e delle mie piante come se fossero degli esseri umani, ci parlo perfino, ho un amore spropositato verso lo sport, verso la lettura in cui credo fermamente; Amo i bambini e con loro lavoro nell'oratorio della parrocchia, insieme creiamo storie fantasiose, ci divertiamo in mille modi. Mi piace cogliere i piccoli dettagli delle cose, gli odori e i colori; sono sostanzialmente una normale ragazza che cerca di impegnarsi in quello in cui crede, anche se non sempre sa per certo ciò in cui crede, nè cosa vuole...