giovedì 22 dicembre 2011

Nevica...

                                                                                                           scritto il 16-12 (mentre nevicava)



Esco da scuola, guardo verso le mie montagne e vedo le nuvole basse e nevose che avvolgono tutto; salgo sul pulman e in pochi km salgo di 200 metri d'altitudine, la pioggia autunnale si trasforma lentamente in acqua mista a neve; scendo dal pulman, salgo in macchina per gli ultimi quattro km di viaggio, e per gli ultimi 200 metri di quota e l'acqua mista a neve si trasforma gradualmente in neve asciutta e leggera che sta ricoprendo tutto di bianco. In un paio d'ore la "dama bianca", come la chiama mio nonno, ha guadagnato prepotentemente i centro del palco scenico, e il suo profumo, il suo candore e la lua luminosità pervadono ogni cosa; rende tutto più ovattato, i problemi sono più distanti, il tempo scorre più lentamente, tutto si protende verso di lei che riflette ogni cosa, i presepi sparsi per il paese, allestiti su tavoli di fortuna, nelle vasce delle fontane chiuse, prendono quasi vita...anche quel pino spelacchiato, a causa della brusca caduta, che hanno messo nella piazza prende vita, grazie alle luci che creano giochi incredibili insieme alla neve.
La dama sta riportando quell' atmosfera che si riesce a percepire solo da bambini, quando alla vista di quei fiocchi bianchi gli occhi brillano, quando dopo il presepe vivente, la notte della Vigilia, la prima cosa da fare una volta rientrati, era portare il Gesù bambino nel presepe sul davanzale della finestra, quando spalare la neve, dopo ore che cadeva, non era faticoso perchè non la si spalava ma ce la si tirava addosso a palate tornando a casa fradici e raffreddati, ma felici.
E invece ora sono qui, accoccolata sotto una coperta, sul davanzale di una finestra di fronte al camino scoppiettante, di cui percepisco il calore e l'odore, in netto contrasto con il gelo che proviene del vetro della finestra e annuso la tazza calda che stringo tra le mani; ebbene in questo momento penso di tornare bambina e di aver la libertà di costruire igloo, pupazzi di neve, di giocare spensierata senza preoccupazioni nè  di avere la possibilità di ricevere delusioni, ecco che in quel momento percepisco l'atmosfera natalizia, l'aria di attesa, di felicità che solo i bambini, con rare eccezioni, sanno provare e trasmettere. Allora mi immagino i bucaneve che presto cresceranno nei prati, mi tornano in mente il sapore, l'odore e il gusto delle primule che, assetate di vita, lotteranno contro il ghiaccio che le sovrasta e lo scioglieranno, solo per farsi vedere, per farsi annusare, suonare e mangiare.
E sperando che, quando il ghiaccio si scioglierà, si porti via tutta l'infelicità, torno bruscamente alla realtà risvegliata dall'odore dei biscotti, quasi bruiciati, che ho dimenticato nel forno e richiamata dalla responsabilità di preparare una nuova giornata da affrontare.

giovedì 1 dicembre 2011

odore e rumore di felicità...

prima di descrivere il mio personale odore di felicità devo fare una premessa, faccio l'animatrice in un oratorio e in questo periodo l'impegno è tutti i sabati pomeriggi dopo scuola e, siccome non ho la possibilità di andare a casa non vivendo nello stesso paese del centro giovanile, quando esco da scuola vado direttamente lì.
Appena dentro quella struttura, che a vedersi non sembrerebbe portatrice di felicità, a parte il confortevole calore dei termosifoni accesi che, visti i pochi gradi di temperatura esterna, ti fa sentire a casa, mi sento sola e minuscola, in un luogo in cui ogni mio movimento è ingigantito dal rimbombo sulle pareti, ogni mio respiro mi torna alle orecchie amplificato, e devo ammettere che, dopo un paio d'ore, ne ho abbastanza del silenzio più totale...ma, fortunatamente, iniziano ad arrivare i bambini e gli altri animatori,con cui c'è tempo solo per un "ciao" veloce perchè i bambini, pur essendo pochissimi rispetto all'estate, richiedono la nostra completa attenzione e dedizione. In pochi minuti l'oratorio si riempie di grida, risate e musica che, per quanto a volte provochino un gran mal di testa, ti ricordano la bellezza dell'essere bambini, del non pensare ad altro che  a divertirsi e a far impazzire gli animatori(che secondo me è un loro subdolo obiettivo)....allora l'oratorio si riepie dell'odore, che, ai più, può risultare sgradevole dei bambini sudati per le corse, delle torte infornate dal laboratorio di cucina, delle tempere usate dal laboratorio creativo, del profumo delle bambine che ti abbracciano, degli animatori che, sfiniti come te, hanno ancora la forza di abbracciarti e sorriderti per rassicurarti su ogni cosa....e, quando, alla fine del pomeriggio, ci trovaiamo attorno al nostro tavolone della segreteria, ognuno al suo consueto posto, per mettere nero su bianco la giornata e i bambini non ci sono più, la calma si è ristabilita, come dopo un uragano, lasciando attorno a sè caos e disordine, allora capisci che quel rumore, quel caos, che prima ti avevano un po' irritato, in realtà sono il rumore e l'odore della felicità; sono l'unica cosa che conta, perchè non importa quanto siamo stanchi noi, quanto abbiamo lavorato, cosa abbiamo fatto, importa solo che, quando tutti i bambini se ne vanno, e cala di nuovo il silenzio, appare in noi come un velo di malinconia, che ci fa pensare, e capire quel è la vera miniera d'oro della nostra settimana, non la serata con gli amici, non la scuola, non il sonno, ma il pomerigio passato con quei mocciosi urlanti che, per quanto ti prosciughino di energie, ti fanno sentire bene solo grazie a un sorriso...e allora quando le luci dell'oratorio si spengono e  tutti ci salutiamo per tornare alle nostre monotone vite da studenti, iniziamo già ad aspettare che arrivi di nuovo il sabato, per sentire di nuovo quell'odore e quel rumore che, per quanto possano essere sgradevoli, sanno di felicità, amicizia e sicurezza...