martedì 21 febbraio 2012

arretrati

Una pausa, ho bisogno di una pausa dallo studio, dalla musica, dalla famiglia, dagli amici, da tutto insomma, quindi sfrutto il tempo per smaltire un po' di arretrati.
(4-1-2012, campo dell'oratorio in provincia di Bergamo)
Montagne immense si alzano al mio fianco, coperte da distese di neve fin quando l'ambiente rende impossibile la vita, se non al muschio che cresce sugli speroni rocciosi sferzati dal vento, quasi come a sfidarlo ad una lotta senza mai un vero vincitore. La dama bianca si è ibernata e il suo mantello si è congelato ovunque, creando uno strato scivoloso che non aspetta altro che tu metta un piede in fallo, per farti crollare con un semplice trucchetto degno della sua perfida bellezza. I pini si stagliano sopra di me quasi a voler combattere con le montagne, quasi con presunzione per ottenere il centro della scena; la loro chioma sempre verde ha bloccato la neve creando sul terreno, disegnato dalle loro radici, storie inventate e intricate, di amore e odio, di passione e repulsione, in cui gli attori principali sono il ghiaccio bianco, gli aghi marroni e le radici cortecciose, coperte di verde muschio e bianchi funghi. Una cascatella ghiacciata sembra invitarti a sfidarla per scoprire cosa nasconde oltre quegli aghuzzi pezzi di ghiaccio opaco; le piante lottano per restare attaccate alla vita, con un filo sottile e cercano di diffondere, nella solitudine più totale, il loro semplice, invadente e delicato profumo cercando, quasi invano, di sovrastare quello deciso e delicato, particolare e indistinguibile della neve gelata, che cerca di prendere possesso anche del tuo olfatto oltre che della tua vista. Le orecchie sono invece sopraffatte da rumori semplici che, unendosi, si trasformano in una meravigliosa melodia, lo scroscio dell'acqua, costante, delicato, che non cerca di espandere la sua influenza, lo sfruscio del vento che agita i pini e li fa abbracciare teneramente uno all'altro, o respingere con enorme ribrezzo, il rumore del mio respiro e dei miei piedi che sprofondano nella neve ghiacciata, ma non abbastanza da sopposrtare il mio peso.
Un senso incredibile di calma, tranquillità e pacatezza si diffonodono, trasmettendo felicità e voglia di restare lì per tutta la vita, poi, siccome è inverno, presto viene buio, e tornando all'albergo penso che non mi dispiacerebbe trasportare il mio sacco a pelo in una tenda nel bosco, piuttosto che in quella camera apatica...